Le comunità indigene vincono: bloccata la diga di Belo Monte

La battaglia delle comunità indigene per impedire che il governo brasiliano portasse a compimento il progetto della diga idroelettrica di Belo Monte, in piena foresta Amazzonica, durava ormai da anni. Diversi round si erano susseguiti nel corso degli anni. Da una parte le autorità secondo cui il paese necessiterebbe di un’opera così importante per soddisfare i bisogni energetici della popolazione (la diga di Belo Monte sarebbe la terza più grande al mondo dopo le dighe delle Tre Gole in China e di Itaipu, alla frontiera tra Brasile e Paraguay). Un’operazione che sarebbe costata 16 miliardi di dollari per la costruzione della diga più altri 2,5 miliardi per le linee di trasmissione e che avrebbe dovuto fornire una potenza di 11.200 megawatt, ovvero circa 11% del totale in Brasile.

Dall’altra parte le 13 tribù indigene che abitano la zona circostante che vivono di pesca e di attività legate alla presenza del fiume Xingu. La costruzione della diga avrebbe interferito con il flusso naturale del fiume e quindi anche con le comunità del posto costringendole alla fine ad abbandonare i loro luoghi di origine. Inoltre l’opera avrebbe coperto 400 km di foresta pluviale causando conseguenze dannose sulla sua fauna e flora. Danni sulla biodiversità e violazioni dei diritti delle popolazioni locali.

Numerose le manifestazioni e le associazioni ambientaliste e umanitarie che hanno appoggiato la causa volta a bloccare la costruzione della diga di Belo Monte. Dopo un primo momento, lo scorso gennaio, in cui tutto sembrava perso  perché l’Istituto dell’Ambiente brasiliano aveva  favorito la realizzazione dell’opera, oggi è arrivata la decisione del giudice Martins che blocca i lavori.

La Corte federale dello Stato di Para(nord) ha infatti deciso di porre fine ai lavori portati avanti dal consorzio Norte Energia poiché motivo di alterazione del corso del fiume Xingu “con la costruzione di un porto, esplosioni controllate, innalzamento di dighe, incroci di canali e qualsiasi altro lavoro che modifichi il suo corso naturale o possa comportare rischi per la fauna ittica”.