Greenpeace, una delle associazioni ambientaliste più attiva a livello globale nella difesa dell’ambiente e del territorio, lancia una campagna contro Enel accusando l’azienda italiana di essere un killer che uccide il clima utilizzando il carbone come arma.
Diversi giorni fa una nuova squadra di attivisti ed investigatori, i R.I.C. (Reparto Investigazioni Climatiche), si è calata dal tetto dell’edificio in cui ha sede l’Enel a Roma e ha aperto uno striscione di 70 metri quadri con la scritta “ENEL KILLER DEL CLIMA”; altri hanno invece transennato l’ingresso per marcare la “scena del crimine” e consegnare ai vertici di Enel un “avviso di garanzia” per reati contro il clima, l’ambiente e la nostra salute.
Enel è stata “iscritta al registro degli indagati” dai R.I.C. di Greenpeace sulla base dei dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA). Secondo l’Agenzia la centrale a carbone di Enel Federico II a Brindisi è l’impianto industriale più inquinante in Italia per emissioni in atmosfera. La centrale di Brindisi causa annualmente danni ambientali, climatici e sanitari stimati tra i 536 e i 707 milioni di euro e ne intasca una cifra simile in profitti extra. In altre parole, i guadagni di Enel sono equivalenti ai danni che produce su ambiente e salute. E che non paga.
Brindisi, purtroppo, è solo la punta dell’iceberg. Enel controlla 8 impianti a carbone in Italia e vuole costruirne altri due. La sua produzione da carbone, nell’ultimo anno, è cresciuta dal 34,1% al 41% del totale, mentre il suo amministratore delegato, Fulvio Conti, ha più volte ribadito di voler quasi raddoppiare la produzione da quella fonte.
È uno scenario catastrofico per l’ambiente, il clima, la salute pubblica e l’occupazione. Inoltre Greenpeace fa notare che la nostra preoccupazione dovrebbe raddoppiare dato che l’azionista di maggioranza di Enel è il Ministero del Tesoro, e si chiede come si possa giustificare questa quota di controllo pubblico per un’azienda che privatizza i suoi profitti e scarica sulla collettività i costi dei danni che provoca?
LE richieste fatte ad Enel sono le seguenti:
– ritirare immediatamente i progetti per gli impianti a carbone di Porto Tolle e Rossano Calabro;
– non aumentare la produzione a carbone nel Sulcis;
– eliminare progressivamente la produzione elettrica da carbone entro il 2030 e la sua sostituzione con energie rinnovabili.
L’indagine del Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace sul business del carbone non è certo terminata, andrà avanti nei prossimi mesi e sul sito www.FacciamoLuceSuEnel.org si possono seguire tutte le indagini e mandare un avviso di garanzia a Enel per avvertirla che anche tu sei sulle sue tracce.