Greenpeace intraprende una nuova lotta per la salute dell’ambiente. Questa volta si rivolge alla Regione Veneto e al suo Governatore Zaia che vorrebbe far approvare dal Consiglio regionale una legge “salva carbone”, come la definiscono gli attivisti ambientalisti, i quali hanno portato una barca di carbone davanti al palazzo sul Canal Grande a Venezia. Il messaggio che comunicano è il seguente: “Il carbone pulito non esiste”.
Davanti alla sede del Consiglio, è stata anche montata una ciminiera alta tre metri e aperto un altro striscione, rivolto al governatore della Regione Veneto: “Il futuro secondo Zaia? Nero come il carbone”.
La norma discussione dal Consiglio regionale Veneto, secondo Greenpeace, è da considerarsi una norma “ad aziendam” , un regalo a Enel perché, essendo il progetto di riconversione a carbone già stato bocciato dal Consiglio di Stato, si vuole cambiare la legge per aggirare la sentenza e favorire Enel. Cambiare la legge di un parco già fragilissimo – quello del Delta del Po – per consentire la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle.
Questa centrale comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2: più di 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano. Porto Tolle diventerebbe così la seconda fonte “clima killer” in Italia, dopo la centrale Enel di Brindisi. In più, l’impianto a carbone emetterebbe 2.800 tonnellate l’anno di ossidi di azoto (quanto 3,5 milioni di auto nuove in un anno) e 3.700 tonnellate annue di ossidi di zolfo, cioè più del doppio delle emissioni dell’intero settore trasporti in Italia.
Davanti alla vecchia centrale a olio c’è il terminal gasifero offshore più grande del mondo. Convertire la centrale a gas – invece che a carbone – costerebbe, a parità di potenza, la metà; occuperebbe poco meno e inquinerebbe molto meno.
Se poi Enel spendesse i 2,5 miliardi di euro, previsti per la riconversione, in fonti energetiche rinnovabili, occuperebbe, in fase di costruzione e installazione fino a 3 volte di più che con il carbone e in fase di funzionamento e manutenzione fino a 17 volte di più.
Quegli stessi soldi, investiti in efficienza energetica, produrrebbero oltre dieci volte l’occupazione della centrale a carbone e farebbero risparmiare tre milioni di tonnellate l’anno di CO2.
Una notizia di questi giorni è che negli Usa è fallito il più grande progetto al mondo per il carbone così detto ‘pulito’. Solo in Cina si continua a investire su quella fonte: è quello il nostro modello di sviluppo?