L’ufficio centrale per i referendum della Cassazione doveva decidere se il quesito del 12 e 13 giugno sul nucleare fosse stato o meno reso inutile dal decreto Omnibus, approvato dal Parlamento con 301 sì, 280 no e due astenuti, il quale includeva anche la moratoria sul nucleare voluta dal Governo. Ma la Suprema corte ha stabilito che gli italiani potranno esprimere il loro voto anche sul quesito relativo all’energia atomica.
La Cassazione ha infatti trasferito sulle nuove norme (approvate appunto nella cosiddetta legge Omnibus) la richiesta di abrogazione, avanzata dall’Italia dei Valori e dalle associazioni ambientaliste, che invece di applicarsi alla precedente legge si applicherà alle nuove norme sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8).
L’articolo 5 della suddetta legge nei commi dal 2 al 7 ha abrogato tutte le norme che, grazie a una legge precedente, regolavano l’insediamento delle centrali nucleari in Italia. Però il comma 1 di questa legge Omnibus annunciava che questa abrogazione avveniva in attesa di una fase di approfondimento in tema di sicurezza nucleare, fase che si sarebbe aperta tra un anno. Quindi, ad esempio, a metà del 2012 il governo avrebbe potuto riportare a galla l’argomento nucleare. Inoltre il comma 8 di questo articolo 5 della legge Omnibus stabilisce che il piano di «strategia energetica nazionale» è un atto amministrativo che sta nelle mani del presidente del Consiglio e non ha quindi più bisogno dell’approvazione parlamentare. I referendari hanno chiesto alla Cassazione di spostare su queste parti della legge Omnibus il quesito referendario.
Il referendum, che abroga in tutto o in parte una legge, per essere valido ha bisogno di raggiungere il quorum ovvero che almeno la metà degli italiani più uno vada a votare il 12 e 13 giugno. Qualora il quorum non venisse raggiunto, le norme messe in discussione resteranno in vigore.
Inoltre l’AGCOM, l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, ha richiamato la Rai perché fin ora i cittadini non sono stati informati idoneamente; bisogna di conseguenza collocare i messaggi autogestiti sui referendum in modo da «garantire l’obiettivo del maggior ascolto, come previsto dalle disposizioni vigenti». Il 12 e 13 giugno si voterà su tutti e quattro i quesiti previsti: due sulla privatizzazione dell’acqua, uno sul legittimo impedimento e uno sul nucleare.