Il progetto “I giovani cambiano il clima che cambia”

L’idea del progetto “I giovani cambiano il clima che cambia”. parte da un ragionamento molto semplice: i ragazzi oggi guardano al mondo attraverso categorie completamente diverse da quelle utilizzate dai propri genitori e dagli educatori. E’ la generazione che si confronta con i pregi e i difetti della globalizzazione, che rimane sospesa fra globalità e località, che utilizza alla perfezione i nuovi media ma che non ha a disposizione luoghi e contesti nei quali confrontarsi “fisicamente” con i propri coetanei, con le altre generazioni, con i propri concittadini. I giovani sono portatori di alcuni valori che spesso non riescono ad esprimere, sono portatori di una cittadinanza non manifestata. Emblematico in questo senso è l’atteggiamento verso la crisi ambientale che sta vivendo il nostro Pianeta: anni di educazione e sensibilizzazione ambientale hanno definito alcune coordinate valoriali generiche, che non riescono a declinarsi in partecipazione costruttiva.

Eppure la grande battaglia ambientale va giocata proprio a partire dalle giovani generazioni, che hanno più bisogno e diritto di futuro, che possono riuscire a guardare a soluzioni diverse, che possono innovare gli stili di vita in chiave sostenibile. In questo senso l’emergenza climatica, che è una vera e propria emergenza collettiva, può essere il terreno sul quale attivare un percorso di cittadinanza consapevole e partecipata.

Il pacchetto energia promosso dalla Commissione Europea per la riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2020, insieme alle multe per i ritardi su Kyoto, disegnano uno scenario che pone l’Italia di fronte ad una grande scelta. Il nostro Paese rischia di essere collocato in una posizione marginale rispetto ai processi di innovazione, imposti dalla crisi energetica e dalla necessità di ridurre le emissioni di CO2. La marginalizzazione dell’Italia metterebbe in moto effetti economici, sociali e culturali direttamente connessi alla coesione sociale alle prospettive di sviluppo del Paese. Per operare questa conversione di civiltà che fermi la febbre del Pianeta possiamo ripensare il modo di produrre energia, di consumarla per muoverci, abitare, lavorare senza dilapidare risorse comuni. I giovani possono contribuire se vengono chiamati ad esercitare la propria cittadinanza, apportando il proprio contributo culturale e lavorando su qualcosa di fattivo, di immediatamente pratico e riscontrabile: lo dimostrano le centinaia di ragazzi che fanno parte di gruppi di protezione civile, che aderiscono ai campi di volontariato, che hanno partecipato ai lavori del Social Forum di Firenze.

L’idea del progetto prende spunto proprio dalla necessità di strutturare un contesto di partecipazione che faciliti il contatto ed il confronto fra i ragazzi (fascia 15-18 anni), che aderiscono ad associazioni studentesche (Unione degli Studenti) e associazioni ambientaliste (gruppi locali di Legambiente), con l’obiettivo di condividere un percorso di analisi delle emergenze ambientali del territorio in cui i gruppi si costituiscono e di progettare insieme le soluzioni per il miglioramento ambientale, nell’ottica della riduzione delle emissioni climalteranti e del miglioramento della qualità della vita.

[Fonte:http://legambientegiovani.it/]