Ormai da tempo Greenpeace si batte affinchè le aziende utilizzino energia proveniente da fonti pulite e oggi si domanda quale sia il prezzo da pagare per utilizzare la nuvola digitale che ci permette di scambiare informazioni via etere in quantità e con una rapidità sempre maggiore.
Per rispondere a questa domanda Greenpeace ha condotto lo studio “How Clean is your Cloud?“, che analizza le scelte energetiche di 14 aziende IT e cerca di scoprire l’impatto del clima del “cloud computing”. Ancora oggi possibile che nomi importanti a livello mondiale quali Apple, Amazon e Microsoft continuino ad utilizzare il carbone e l’energia nucleare per alimentare i propri data center. Due fonti sporche e pericolose che minacciano il clima e la salute dell’uomo.
Nel rapporto si riporta la classifica valutata su oltre 80 data center alimentati dalle 14 compagnie IT. Le percentuali si riferiscono al Clean Energy Index elaborato da Greenpeace sulla base della domanda elettrica (in megawatt) degli impianti e della percentuale di energia rinnovabile utilizzata dagli stessi:
1. Yahoo! (56,4%);
2. Dell (56,3%);
3. Google (39,4%);
4. Facebook (36,4%);
5. Rackspace (23,6%);
6. Twitter (21,3%); 7. HP (19,4%);
8. Apple (15,3%);
9. Microsoft (13,9%);
10. Amazon Web Services (13,5%);
11. IBM (12,1%);
12. Oracle (7,1%);
13. Salesforce (4,0%).
Se il comparto del cloud computing non farà passi avanti verso politiche energetiche pulite e sostenibili, le conseguenze per il clima potrebbero essere catastrofiche. Alcuni data center, infatti, consumano quanto 250 mila case europee, mentre se la “nuvola digitale” fosse uno Stato, la sua domanda di energia elettrica sarebbe la quinta al mondo, dato che triplicherà entro il 2020.
Gli edifici che ospitano i data center sono talmente grandi da essere visibili dallo spazio. Ovviamente per alimentare le macchine che si trovano all’interno di queste strutture, il quantitativo di energia che deve essere utilizzato è davvero enorme.
Consapevoli dei rischi, alcune aziende hanno già preso una posizione decisa nei confronti dell’ambiente, scegliendo di utilizzare una percentuale di fonti rinnovabili per alimentare i propri giganti elettronici. Nomi come Google, Yahoo! e Facebook spiccano infatti nella classifica pubblicata da Greenpeace.
Ma, come sottolinea la ONLUS, bisogna fare molto di più ed è giunto il momento che tutte le aziende compiano un passo verso politiche energetiche più trasparenti, condividendo soluzioni innovative per migliorare il settore, sviluppando i data center dove siano disponibili energie pulite e aprendo una collaborazione con governi e fornitori per la distribuzione di reti elettriche rinnovabili.
Leggi il rapporto “How Clean is your Cloud?“.