Un anno dopo la Marea nera

E’ passato già un anno dal più grande disastro ecologico verificatosi nel corso della storia. Erano le 21:45 del 20 aprile 2010 quando sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, posizionata a 66 chilometri al largo delle coste della Louisiana, una pompa idraulica ha smesso di funzionare causando un’ esplosione che ha squarciato la struttura dell’impianto. Undici morti, diciassette feriti e la fuga di petrolio più disastrosa di tutti i tempi. Una marea nera, appunto, che ha invaso il Golfo del Messico. Cinque milioni di barili di petrolio riversati in mare, danni enormi per l’intera industria marittima della Louisiana, del Mississippi e del Texas.

Prima del disastro la compagnia britannica BP (British Petroleum), dal pozzo di Macondo, profondo 1500 metri, estraeva 8 mila barili di petrolio al giorno. Come tutti ricorderemo, bloccare la fuoriuscita di petrolio fu un’impresa ardua e ci vollero molti tentativi e diversi mesi. Soltanto il 19 settembre la falla è stata tappata. Ma nei cinque mesi precedenti, 50 mila barili al giorno, oltre 780 milioni di litri di “oro nero” hanno continuato a finire in mare contaminandolo e aggravando una situazione le cui conseguenze si diffondono a macchia d’olio sulla biodiversità e sulle attività economiche che interessano la zona.

Infatti i danni economici ammontano ad oggi a 5 miliardi di dollari circa e l’equilibrio naturale dell’ecosistema è fortemente compromesso. Per i prossimi 50 anni la maggior parte delle specie animali e vegetali soffriranno a causa della marea nera e sarà la natura stessa a dover ripulire mangiando e digerendo l’immensa mole di greggio presente nell’oceano Atlantico.

La BP è stata dichiarata responsabile del disastro, gli Usa hanno raggiunto con il gruppo petrolifero un accordo per la costituzione di un fondo iniziale di 20 miliardi di dollari per risarcimento danni. BP dal canto suo ha dichiarato spese per 8 miliardi di collari per contenere il petrolio e perdite per 3,95 miliardi. Ma in questo tipo di vicende, si sa, è la precauzione la migliore strategia. E pare che la BP abbia già chiesto l’autorizzazione per riprendere le trivellazioni.

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